Apertura: da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
È
uno dei più importanti musei italiani, ed uno dei maggiori e
conosciuti al mondo.
L'edificio
ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili,
derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici,
arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca
un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni
di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo.
Divisa
in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico,
l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore
collezione al mondo di opere del Rinascimento.
Al suo interno sono ospitati alcuni fra i più grandi capolavori
dell'umanità.
Nel 2013 è
stato visitato da 1.875.785 persone per un introito lordo totale di
9.385.527,25 Euro,
rendendolo
ancora una volta il museo italiano più frequentato.
Il
palazzo degli Uffizi è composta da due corpi di fabbrica
longitudinali principali, collegati verso sud da un lato più breve
del tutto analogo, dando origine così ad un complesso a "U",
che abbraccia un piazzale
e sfonda prospettivamente verso piazza
della Signoria,
con una perfetta inquadratura di Palazzo
Vecchio e
della sua torre.
Sala 1 Archeologica
Dopo
aver percorso un corridoio ornato da sculture classiche, si entra a
sinistra, in una sala dove sono esposte alcune sculture e
testimonianze architettoniche antiche.
Affreschi e le grottesche che decorano il soffitto del corridoio risalgono al XVI secolo; questi affreschi sono surreali e completamente diversi per stile dal resto dei capolavori del museo.
La sala archeologica venne creata nel 1921, con opere provenienti da Roma, come le tre statue romane copie dell'opera greca del I secolo a.C., il "Doriforo di Policleto": una in bronzo, una in marmo e l'ultima in basalto verde, raffigurante il "Torso del Doriforo".
Molto belle e interessanti sono il "Busto di Cicerone" in onice e "Il Torso Gaddi", forse un originale greco del I secolo a.C.
Affreschi e le grottesche che decorano il soffitto del corridoio risalgono al XVI secolo; questi affreschi sono surreali e completamente diversi per stile dal resto dei capolavori del museo.
La sala archeologica venne creata nel 1921, con opere provenienti da Roma, come le tre statue romane copie dell'opera greca del I secolo a.C., il "Doriforo di Policleto": una in bronzo, una in marmo e l'ultima in basalto verde, raffigurante il "Torso del Doriforo".
Molto belle e interessanti sono il "Busto di Cicerone" in onice e "Il Torso Gaddi", forse un originale greco del I secolo a.C.
Sala 2 del Duecento e di Giotto
Nella
sala sono esposti dipinti in tempera su tavola, con fondo oro,
databili tra la prima metà del secolo XII e gli inizi del secolo
XIV, provenienti da chiese toscane.
Nel luminoso ambiente spiccano le tre tavole cuspidate di Duccio di Boninsegna, Cimabue e Giotto, chiamate Maestà perché raffigurano la Madonna col Bambino in trono, circondata da angeli e santi.
La Maestà di Giotto, che era la pala dell'altare maggiore della chiesa di Ognissanti, con la sua interpretazione dello spazio, l'attenzione alla luce che modella le figure, l'interesse per il naturale, rappresenta uno dei più significativi punti di partenza per lo sviluppo dell'arte italiana.
Nel luminoso ambiente spiccano le tre tavole cuspidate di Duccio di Boninsegna, Cimabue e Giotto, chiamate Maestà perché raffigurano la Madonna col Bambino in trono, circondata da angeli e santi.
La Maestà di Giotto, che era la pala dell'altare maggiore della chiesa di Ognissanti, con la sua interpretazione dello spazio, l'attenzione alla luce che modella le figure, l'interesse per il naturale, rappresenta uno dei più significativi punti di partenza per lo sviluppo dell'arte italiana.
Sala 2 del Duecento e di Cimabue
Le
tavole esposte in questa bella sala sono opere fondamentali per
capire gli orientamenti della pittura in Toscana fra Duecento e
Trecento ed il profondo rinnovamento che ebbe inizio in questo
periodo fondamentale per l'arte.
La opere di Cimabue, pur conservando i tratti classici della pittura bizantina, introduce i primi tocchi di naturalezza e plasticità alle figure.
In questa sala trova il suo spazio la Madonna Rucellai di Duccio Da Boninsegna dove la tendenze Bizantina dalla cui scuola l'artista proveniva è superata da evidenti elementi Gotici che sarà una costante di tutta la successiva Arte Senese della prima metà del Trecento.
La opere di Cimabue, pur conservando i tratti classici della pittura bizantina, introduce i primi tocchi di naturalezza e plasticità alle figure.
In questa sala trova il suo spazio la Madonna Rucellai di Duccio Da Boninsegna dove la tendenze Bizantina dalla cui scuola l'artista proveniva è superata da evidenti elementi Gotici che sarà una costante di tutta la successiva Arte Senese della prima metà del Trecento.
Sala 3 del Trecento senese
Nella
Sala, che raccoglie alcuni capolavori dell'Arte Senese del Trecento,
spiccano L'Annunciazione diSimone
Martini e
Lippo Memmi e la Presentazione al Tempio dei fratelli Pietro
e Ambrogio
Lorenzetti.
Queste due opere che provengono dal Duomo di Siena, rappresentano chiaramente le due tendenze dell'arte senese: la fedeltà al Bizantino e l'evoluzione nel Gotico
Simone Martini, nella sua opera manifesta tutta la raffinatezza, sia nelle forme che nei colori, del gotico, mentre i Lorenzetti, pur esprimendo attenzione per le novità giottesche, sono ancora classicamente bizantini.
Queste due opere che provengono dal Duomo di Siena, rappresentano chiaramente le due tendenze dell'arte senese: la fedeltà al Bizantino e l'evoluzione nel Gotico
Simone Martini, nella sua opera manifesta tutta la raffinatezza, sia nelle forme che nei colori, del gotico, mentre i Lorenzetti, pur esprimendo attenzione per le novità giottesche, sono ancora classicamente bizantini.
Sala 4 del Trecento fiorentino
Nella
sala, dedicata a maestri della pittura fiorentina del Trecento, si
possono ammirare, accanto ai grandi polittici,i dipinti di piccole
dimensioni, che erano usati per devozione domestica.
Qui si trovano i pittori della scuola di Giotto, i primi giotteschi sono rappresentati da Pacino di Buonaguida, Jacopo del Casentino e Bernardo Daddi.
Di Taddeo Gaddi, che fu probabilmente, come parte il Vasari, il discepolo di Giotto con maggior talento o comunque quello che meglio riuscì a portare avanti lo stile del suo Maestro è il San Francesco che riceve le stimmate dipinta a tempera e oro zecchino su tavola antica, secondo le antiche ricette della scuola e la Madonna in trono col Bambino, angeli e sante.
Qui si trovano i pittori della scuola di Giotto, i primi giotteschi sono rappresentati da Pacino di Buonaguida, Jacopo del Casentino e Bernardo Daddi.
Di Taddeo Gaddi, che fu probabilmente, come parte il Vasari, il discepolo di Giotto con maggior talento o comunque quello che meglio riuscì a portare avanti lo stile del suo Maestro è il San Francesco che riceve le stimmate dipinta a tempera e oro zecchino su tavola antica, secondo le antiche ricette della scuola e la Madonna in trono col Bambino, angeli e sante.
Sala 4 del Trecento
Nella
sala del Trecento è conservata la bellissima Pietà del Giottino,
chiamata Pietà di San Remigio, un'opera a tempera su tavola,
considerata dal Vasari una delle migliori opere della pittura
fiorentina della seconda metà del Trecento.
Giottino introduce caratteri più moderni nella sua pittura attraverso la diversa espressività dei personaggi del dipinto e con l'utilizzo di varie tonalità di colore.
Del pittore Giovanni da Milano, un artista lombardo, che ha saputo unire la tradizione nordica a quella toscana è parte del Polittico di Ognissanti recentemente restaurata; smembrato nel corso dei secoli, la tavola centrale del Polittico che rappresenta l’Incoronazione della Vergine è conservata al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires.
Giottino introduce caratteri più moderni nella sua pittura attraverso la diversa espressività dei personaggi del dipinto e con l'utilizzo di varie tonalità di colore.
Del pittore Giovanni da Milano, un artista lombardo, che ha saputo unire la tradizione nordica a quella toscana è parte del Polittico di Ognissanti recentemente restaurata; smembrato nel corso dei secoli, la tavola centrale del Polittico che rappresenta l’Incoronazione della Vergine è conservata al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires.
Sala 5 il Gotico internazionale
Per
Gotico Internazionale la storia dell'arte fa riferimento all'arte
figurativa della pittura dei primi decenni del Trecento.
Tra i fiorentini le cui opere sono conservate in questa Sala, spicca di Lorenzo Monaco l'Incoronazione della Vergine, il grande polittico a tempera e oro su tavola dipinto nel 1414 per la chiesa del convento degli Angeli dell'ordine dei Camaldolesi, cui il pittore apparteneva.
Attribuita al Beato Angelico è la Tebaide, una lunga tavola con la rappresentazione di singoli episodi dell’operosità e della vita monastica degli eremiti.
Il nome deriva dall’eremo presso Tebe in Egitto, dove San Pacomio (292 – 346 d.C.) organizzò il primo monastero costituito secondo le regole fondamentali del monachesimo.
Tra i fiorentini le cui opere sono conservate in questa Sala, spicca di Lorenzo Monaco l'Incoronazione della Vergine, il grande polittico a tempera e oro su tavola dipinto nel 1414 per la chiesa del convento degli Angeli dell'ordine dei Camaldolesi, cui il pittore apparteneva.
Attribuita al Beato Angelico è la Tebaide, una lunga tavola con la rappresentazione di singoli episodi dell’operosità e della vita monastica degli eremiti.
Il nome deriva dall’eremo presso Tebe in Egitto, dove San Pacomio (292 – 346 d.C.) organizzò il primo monastero costituito secondo le regole fondamentali del monachesimo.
Sala 6 il Quattrocento
In
queste sale sono presenti, con quelle dei fiorentini, opere del
senese Giovanni
di Paolo,
del veneziano Jacopo
Bellini
e una del fiorentino trapiantato in Spagna Gherardo
Starnina.
A Gentile da Fabriano, uno dei maggiori pittori italiani, del Quattrocento appartengono due delle opere più famose della sala: Quattro Santi dal Polittico Quaratesi e l'Adorazione dei Magi, entrambe eseguite durante un soggiorno fiorentino del pittore.
Il dipinto l'Adorazione dei Magi è un capolavoro del realismo e della composizione, soprattutto grazie alla grande cura dei particolari nel realizzare i personaggi, gli abbigliamenti e gli oggetti presenti nella scena.
A Gentile da Fabriano, uno dei maggiori pittori italiani, del Quattrocento appartengono due delle opere più famose della sala: Quattro Santi dal Polittico Quaratesi e l'Adorazione dei Magi, entrambe eseguite durante un soggiorno fiorentino del pittore.
Il dipinto l'Adorazione dei Magi è un capolavoro del realismo e della composizione, soprattutto grazie alla grande cura dei particolari nel realizzare i personaggi, gli abbigliamenti e gli oggetti presenti nella scena.
Sala 7 del primo Rinascimento
Sono
qui raccolte alcune delle opere universalmente note e caratteristiche
del Rinascimento italiano,
Tutti i dipinti, pur nella diversità dei soggetti e dei caratteri formali, sono espressione della cultura dell'Umanesimo e della riscoperta dell'antico, della ricerca di uno spazio prospetticamente definito.
Nella opera "Sant'Anna Metterza", realizzata nel 1424 da Masaccio il capostipite del rinnovamento in pittura, eseguita in collaborazione con il suo maestro di bottegaMasolino da Panicale, si intravedono i segni del rinnovamento espressione della cultura dell'Umanesimo.
Di Masaccio sono anche il solenne dipinto " Il Bambino e la Vergine" e la "Madonna del solletico".
La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello che illustra un'interpretazione originale della prospettiva fa parte di un trittico dipinto che decorava la camera di Lorenzo il Magnifico, oggi diviso tra la National Gallery di Londra, il Louvre di Parigi e gli Uffizi.
Di Domenico Veneziano nella sala si trova la Pala di Santa Lucia de'Magnoli, una delle prime pale d'altare rettangolare, senza il fondo oro della tradizione medievale che rappresenta la Sacra conversazione coi santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia.
Particolare della Pala è la luce che investe i personaggi che sembrano immersi in una chiara luce mattutina.
Tutti i dipinti, pur nella diversità dei soggetti e dei caratteri formali, sono espressione della cultura dell'Umanesimo e della riscoperta dell'antico, della ricerca di uno spazio prospetticamente definito.
Nella opera "Sant'Anna Metterza", realizzata nel 1424 da Masaccio il capostipite del rinnovamento in pittura, eseguita in collaborazione con il suo maestro di bottegaMasolino da Panicale, si intravedono i segni del rinnovamento espressione della cultura dell'Umanesimo.
Di Masaccio sono anche il solenne dipinto " Il Bambino e la Vergine" e la "Madonna del solletico".
La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello che illustra un'interpretazione originale della prospettiva fa parte di un trittico dipinto che decorava la camera di Lorenzo il Magnifico, oggi diviso tra la National Gallery di Londra, il Louvre di Parigi e gli Uffizi.
Di Domenico Veneziano nella sala si trova la Pala di Santa Lucia de'Magnoli, una delle prime pale d'altare rettangolare, senza il fondo oro della tradizione medievale che rappresenta la Sacra conversazione coi santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi e Lucia.
Particolare della Pala è la luce che investe i personaggi che sembrano immersi in una chiara luce mattutina.
Sala 8 dei Lippi
La
sala raccoglie numerosi dipinti di Filippo
Lippi e
di suo figlio Filippino attivo negli ultimi due decenni del
secolo.
Filippo mostrò grande attenzione agli sviluppi della contemporanea scultura fiorentina, in particolare alla produzione di Donatello e di Luca della Robbia.
Dalla pittura fiamminga gli derivò il gusto dei materiali preziosi resi con straordinaria efficacia, come possiamo constatare nell'Incoronazione della Vergine o nella Madonna col Bambino e due angeli, uno dei dipinti più famosi della Galleria.
Nella sala sono esposti anche alcuni capolavori di Filippino, come la grande pala con l'Adorazione dei Magi e opere di Alesso Baldovinetti.
Dopo l'ultima ricollocazione delle opere, in questa sala si trova il “Doppio ritratto” del Duca e della Duchessa di Urbino di Piero della Francesca, ritenuto il primo esempio di ritrattistica individuale, che segna il cambiamento dall’arte religiosa all’arte secolare privata ed in cui l'artista esalta l'uomo, celebrandolo attraverso le sue virtù.
Filippo mostrò grande attenzione agli sviluppi della contemporanea scultura fiorentina, in particolare alla produzione di Donatello e di Luca della Robbia.
Dalla pittura fiamminga gli derivò il gusto dei materiali preziosi resi con straordinaria efficacia, come possiamo constatare nell'Incoronazione della Vergine o nella Madonna col Bambino e due angeli, uno dei dipinti più famosi della Galleria.
Nella sala sono esposti anche alcuni capolavori di Filippino, come la grande pala con l'Adorazione dei Magi e opere di Alesso Baldovinetti.
Dopo l'ultima ricollocazione delle opere, in questa sala si trova il “Doppio ritratto” del Duca e della Duchessa di Urbino di Piero della Francesca, ritenuto il primo esempio di ritrattistica individuale, che segna il cambiamento dall’arte religiosa all’arte secolare privata ed in cui l'artista esalta l'uomo, celebrandolo attraverso le sue virtù.
Sala 9 dei Pollaiolo
La
sala raccoglie in prevalenza dipinti dei fratelliAntonio
e Piero del Pollaiolo, interpreti,
nella seconda metà del Quattrocento, di una pittura dal forte
risalto lineare, ma anche molto attenta alle suggestioni
fiamminghe.
Di notevole importanza è la pala con i Santi Giacomo, Vincenzo ed Eustachio, lavoro (forse) di collaborazione tra i due, nella quale è evidente la varietà e la ricercatezza dei dettagli, tipica dell'epoca.
Il massimo della ricercatezza si trova nella illustrazione delle vesti intessute di gioielli, nello straordinario cappello di san Giacomo e nella conchiglia del pellegrino, poggiato sul pavimento in marmi policromi.
Nella sala si trovano anche le sette tavole con Virtù, sei delle quali eseguite da Piero del Pollaiolo e la settima raffigurante la Fortezza, opera giovanile di Sandro Botticelli.
Di notevole importanza è la pala con i Santi Giacomo, Vincenzo ed Eustachio, lavoro (forse) di collaborazione tra i due, nella quale è evidente la varietà e la ricercatezza dei dettagli, tipica dell'epoca.
Il massimo della ricercatezza si trova nella illustrazione delle vesti intessute di gioielli, nello straordinario cappello di san Giacomo e nella conchiglia del pellegrino, poggiato sul pavimento in marmi policromi.
Nella sala si trovano anche le sette tavole con Virtù, sei delle quali eseguite da Piero del Pollaiolo e la settima raffigurante la Fortezza, opera giovanile di Sandro Botticelli.
Sale del Botticelli 10-11-12-13-14
Questa
grande sala, ricavata come le precedenti dal vano dell'antico Teatro
mediceo, conserva la copertura originaria e contiene la più completa
raccolta di opere di Sandro
Botticelli.
Qui sono esposti i primi dipinti di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano, che testimoniano della sofisticata cultura neoplatonica di Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico.
Le opere esposte documentano il cammino artistico del pittore, partendo dalle opere più giovanili legate ancora allo stile di Filippo Lippi e del Verrocchio: la graziosa Madonna in gloria di Serafini e la Madonna del Roseto.
Seguono il Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove è evidente la maturazione dello stile legata allo studio del realismo di opere fiamminghe.
Qui sono esposti i primi dipinti di grandi dimensioni a soggetto profano del Rinascimento italiano, che testimoniano della sofisticata cultura neoplatonica di Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico.
Le opere esposte documentano il cammino artistico del pittore, partendo dalle opere più giovanili legate ancora allo stile di Filippo Lippi e del Verrocchio: la graziosa Madonna in gloria di Serafini e la Madonna del Roseto.
Seguono il Ritratto d'uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio (1475), dove è evidente la maturazione dello stile legata allo studio del realismo di opere fiamminghe.
Sala 10 - 14 del Botticelli
A
fianco delle opere più famose di La Primavera e La Nascita di
Venere, sono visibili altre opere mitologiche, come tenera Pallade e
il Centauro, allegoria degli istinti umani divisi tra ragione e
impulsività, ma guidati dalla sapienza divina.
Fra i dipinti di soggetto sacro del Botticelli si distingue la Pala di San Barnaba, dipinta a tempera su tavola del 1487 che rappresenta una sacra conversazione impostata attorno all'alto trono marmoreo della Vergine col Bambino con sei santi: santa Caterina, san Barnaba, san Giovanni Battista, sant'Ignazio e san Michele Arcangelo.
Con la predicazione del Savonarola a Firenze ritorna un clima di cupa religiosità che contagia anche Botticelli che nell'Incoronazione della Vergine torna allo sfondo oro in una scena che pare ispirata dalla lettura di Dante.
Fra i dipinti di soggetto sacro del Botticelli si distingue la Pala di San Barnaba, dipinta a tempera su tavola del 1487 che rappresenta una sacra conversazione impostata attorno all'alto trono marmoreo della Vergine col Bambino con sei santi: santa Caterina, san Barnaba, san Giovanni Battista, sant'Ignazio e san Michele Arcangelo.
Con la predicazione del Savonarola a Firenze ritorna un clima di cupa religiosità che contagia anche Botticelli che nell'Incoronazione della Vergine torna allo sfondo oro in una scena che pare ispirata dalla lettura di Dante.
Sala 10 - 14 Trittico Portinari - Hugo van der Goes
Qui
è conservato uno dei capolavori dei primitivi fiamminghi, l'opera
monumentale di Hugo
van der Goes,
(1473-1478 ca.) conosciuto come Trittico Portinari, giunto a Firenze
nel 1483, che esercitò una grande influenza sugli artisti
fiorentini, a partire dallo stesso Botticelli.
La grande parte interna centrale rappresenta una scena molto affollata di personaggi ed animali che raffigura una sorprendente Natività.
Sulle ante che proteggono il pannello centrale sono dipinte all'esterno un'Annunciazione e all'interno grandi figure di santi.
Le suggestioni della cultura nordica agirono anche su Domenico Ghirlandaio, che è presente con tre dipinti nella stessa sala.
La grande parte interna centrale rappresenta una scena molto affollata di personaggi ed animali che raffigura una sorprendente Natività.
Sulle ante che proteggono il pannello centrale sono dipinte all'esterno un'Annunciazione e all'interno grandi figure di santi.
Le suggestioni della cultura nordica agirono anche su Domenico Ghirlandaio, che è presente con tre dipinti nella stessa sala.
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