Il
Campanile
di Giotto è
situato a fianco della cattedrale.
Fu
progettato da Giotto,
da cui il nome, ma realizzato da Andrea
Pisano e
completato da Francesco
Talenti.
È alto 84 metri e progressivamente si alleggerisce nelle forme per
la presenza di bifore e trifore. Interamente rivestito da marmi
policromi bianchi, verdi e rosati, è decorato anche da numerose
sculture e formelle, oggi in larga parte sostituite da copie e
conservate nel Museo
dell'Opera del Duomo.
Nelle formelle del basamento sono raffigurate le Attività
umane,
vero manifesto della Firenze corporativa del medioevo, eseguite da
Andrea
Pisano e
Luca
della Robbia,
mentre nella seconda fascia I
pianeti, le Virtù, le arti liberali ed i sacramenti.
L'impronta
giottesca è soprattutto evidente nel pittoricismo del raffinatissimo
rivestimento in marmi bianchi, verdi e rossi, e soprattutto nel
grandioso ciclo figurativo che adorna
il
basamento del campanile: una serie di raffigurazioni che accomunano
il campanile ad altre grandi imprese della scultura figurativa come i
portali delle cattedrali romaniche
e
gotiche.
Anche
se la critica non ha riconosciuto con certezza la mano del maestro in
alcuno dei rilievi, non si può mettere in dubbio la sua
partecipazione alla stesura del programma iconografico.
Alla
morte di Giotto nel 1337
solo
il primo dado era compiuto, e già si erano evidenziate le carenze
strutturali del progetto: l'anonimo
autore
di un Commentario
alla
Divina
Commedia del
XIV secolo
riferisce
la leggenda che Giotto fosse morto di dolore per avere dato al
campanile poco
ceppo da pie'....
In
effetti, i più recenti rilievi effettuati sul campanile proverebbero
che il progetto iniziale prevedeva uno spessore murario alla base di
1,60 metri, che non avrebbe consentito alla torre di raggiungere
l'altezza prevista. Al di sopra del primo livello, inoltre, Giotto
aveva fatto eseguire una risega (arretramento della faccia esterna
dei muri) di ben 24 centimetri che restringeva lo spessore dei muri
di quasi mezzo metro.
In
più, la scala di accesso ai piani superiori non era prevista - come
normalmente avviene - a sbalzo nel pozzo centrale della struttura, ma
scavata al centro delle muraglie, soluzione che permetteva sì di
ottenere una serie di locali di grande dimensione e ben sfruttabili,
ma che indeboliva ulteriormente il basamento.
Curiosità:
-
Un accenno oscuro di Antonio
Pucci,
rimatore del '300,
riferisce che Andrea Pisano perse l'incarico di capomastro a causa
degli errori da lui commessi nel secondo livello del campanile. Non
è molto chiaro quanto questo accenno sia credibile, né vi è
accordo su quali sarebbero stati gli errori imputatigli.
Probabilmente
il problema proveniva dalla necessità di due diverse scale. Mentre
una scala serviva a raggiungere
la cella campanaria e la cima del campanile, la seconda scala era
riservata all'accesso alle tre grandi sale (che dovevano servire ad
usi di rappresentanza). Inevitabilmente,
le due scale avrebbero dovuto evitare di incrociarsi e dovevano
quindi seguire percorsi complicati: inoltre, preoccupava lo
svuotamento delle muraglie, che poteva indebolire le pareti. Il
punto di maggior complessità si trova proprio all'altezza del
secondo dado del campanile: Andrea riuscì a condurre entrambe le
scalinate, ma per farlo dovette sacrificare le finestre che avrebbero
fornito luce alla sala del primo piano. Infatti invece della
progettata monofora, dovette accontentarsi di due prese di luce
ridotte e irregolari. All'esterno le aperture non sarebbero
apparse simmetriche e
così Andrea dovette ricorrere a un artificio, riducendo la
progettata monofora
ad una
sottile striscia (coperta con una grata traforata in marmo),
e riempiendo lo spazio non usato con altre due nicchie ogivali
lievemente (particolare rivelatore) più strette delle altre.
-
Si racconta che durante la fase iniziale nella quale il campanile
veniva rivestito e ornato con i pregevoli marmi bianchi, rosati e
verdi nonché dalle sculture eseguite dai migliori scalpelli del
tempo, un cittadino di Verona
rendendosi
perfettamente conto del valore che stava assumendo l'opera, ebbe a
dire che la Repubblica Fiorentina non poteva permettersi il lusso di
continuare a finanziare l'intera opera. Questo superficiale giudizio
offese la Signoria tanto da infliggere all'incauto veronese due mesi
di prigione per vilipendio. Scontata la pena, ilgonfaloniere,
ordinandone la scarcerazione, volle però che prima di ripartire,
fosse condotto a vedere l'opulenza dell'erario
pubblico
alla fine di renderlo consapevole sull'effettiva solvibilità dei
fiorentini i quali, non solo potevano permettersi il lusso di
eseguire il ricco rivestimento al loro campanile, ma erano in grado
di rivestire così l'intera città.
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