Presto ritornerò a questa lieta Firenze, dove solamente posso vivere.
P.Giordani

domenica 15 marzo 2015

La questione della cupola

La celebre cupola di Brunelleschi costituisce la copertura della crociera del Duomo di Firenze; era la cupola più grande del mondo e rimane tuttora la più grande cupola in muratura mai costruita (diametro della cupola interna: 45 metri, quello dell’esterna: 54).












Dal punto di vista architettonico la costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore rappresenta l'evento che segnò l'inizio del Rinascimento!
La sua grandezza impedì il tradizionale metodo costruttivo mediante l'ausilio di cèntine*, facendo sì che venissero formulate molte ipotesi sulla tecnica costruttiva impiegata.


Era rimasta nella cattedrale una grande cavità larga 43 metri e posta su un tamburo ad un'altezza di circa 60 metri (dimensioni ben maggiori a quelle originariamente progettate!) della cui copertura nessuno, fino ad allora, si era ancora posto il problema di trovare una soluzione concreta, sebbene per tutto la seconda metà del Trecento si fosse sviluppato un appassionato dibattito.
Il tamburo di forma ottagonale era il principale ostacolo all'erezione della cupola
Nel 1418 fu indetto un concorso pubblico per la progettazione della cupola, o anche solo di macchine atte al sollevamento di pesi alle altezze mai raggiunte prima da una costruzione a volta, cui parteciparono numerosi concorrenti. 
Il concorso, generalmente considerato come l'inizio dei lavori alla cupola, non ebbe alcun vincitore ufficiale: il cospicuo premio messo in palio non fu infatti assegnato. Si misero tuttavia in luce due artisti emergenti che si erano già scontrati nel concorso per la porta nord del battistero del 1401: Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti.

Brunelleschi, pare suggerire la favola, era maestro nel far credere una cosa per un'altra (non per niente Brunelleschi è il padre della prospettiva, che è una rappresentazione illusionistica di una realtà tridimensionale con mezzi bidimensionali).
Orbene, Filippo con la sua cupola sembra abbia giocato a noi una burla di questo genere, infatti dopo anni di dibattiti su quale fosse il "magico artificio" che aveva permesso il risultato che è davanti a tutti, non si era andati avanti di un passo.
La cupola ottagonale a facce piane, da costruirsi senza centine e con le malte a lenta presa dell'epoca non poteva reggersi.
L'uso dell'orditura a spina di pesce dei mattoni, visibile a tutti nei corridoi dell'intercapedine fra le due cupole, era indicata generalmente come una componente del "segreto" ma senza che se ne comprendesse la reale funzione.
Il Brunelleschi decise di alzare la cupola senza armature, equilibrandola con una doppia calotta, una collegata all’altra, mediante un’ossatura verticale e orizzontale e ricorrendo anche a vari accorgimenti per esempio i mattoni disposti a spina di pesce.

Alla cupola interna è affidato il compito di reggere quella esterna, alla quale fornisce anche appoggi intermedi.

All’ossatura a otto costoloni continuano otto archi rampanti intervallati da otto finestroni, su di questi si erige una guglia e infine troviamo una palla non più del Verrocchio ma sostituita con una più grande perché quella precedente venne abbattuta da fulmini nel temporale del 1601.
Nel 1428, infine, realizzò le quattro tribune morte semicircolari nei lati del tamburo che illumina l’interno mediante finestre.




Orari di apertura
Lunedì-Venerdì
8:30 – 18:20
Chiusura: venerdì santo, Pasqua


La decorazione interna della cupola

Inizialmente la cupola sarebbe dovuta essere decorata da mosaici dorati, per riflettere al massimo la luce proveniente dalle finestre del tamburo, come suggerito dal Brunelleschi. La sua morte mise da parte questo costoso progetto e si provvide semplicemente a intonacare in bianco l'interno.
Il Granduca Cosimo I de' Medici scelse il tema del Giudizio Universale per affrescare l'enorme calotta, e affidò il compito a Giorgio Vasari, affiancato da don Vincenzo Borghini per la scelta del tema iconografico. I contenuti da seguire erano quelli emersi dal Concilio di Trento, che aveva revisionato la dottrina cattolica medievale ordinandola in una sistemazione chiara.
La cupola è così divisa in sei registri e 8 spicchi. Ogni spicchio comprende dall'alto verso il basso, a partire dalla finta lanterna centrale circondata dai 24 vegliardi dell'Apocalisse (tre in ogi spicchio), quattro scene:
  • un coro angelico con strumenti della Passione ( 2° registro);
  • una categoria di Santi ed Eletti (3°registro);
  • una triade di personificazioni, raffiguranti un Dono dello Spirito Santo, le sette virtù, e le sette beatitudini;
  • una regione dell'Inferno dominata da un Peccato capitale.


Sullo spicchio est, quello di fronte alla navata centrale, i quattro registri diventano tre per far posto al grande Cristo in Gloria fra la Madonna e San Giovanni che poggia sulle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) seguite in basso da figure allegoriche del Tempo (personaggio con la clessidra, e due bambini che rappresentano la natura e le stagioni) e della Chiesa trionfante.
Il 27 giugno 1574 Vasari però moriva, dopo aver realizzato solo un terzo dell'opera e fece in tempo solo a disegnare il cerchio dei Ventiquattro anziani dell'Apocalisse più vicino alla lanterna.
I lavori furono quindi assunti da Federico Zuccari. Alla maestosa figura del Cristo, visibile dall'interno della chiesa, fa da contrappunto la scena infernale con Satana nella superficie opposta; altre porzioni rappresentano Coro di angeli, Cristo, Maria e i santi, le Virtù, i doni dello Spirito Santo e le Beatitudini; nella parte inferiore l'Inferno e i sette vizi capitali. Zuccari abbandonò la pittura vasariana "a fresco" per lavorare col metodo "a secco" (più semplice ma più facilmente deperibile) e mutò i tipi fisici dei personaggi, i costumi, il linguaggio stilistico e la gamma pittorica. Negli Eletti raffigurò una viva galleria di personaggi contemporanei: i committenti medicei, l'Imperatore, il re di Francia, Vasari, Borghini, Giambologna e altri artisti, e perfino se stesso e molti suoi parenti e amici e mise anche la sua firma con la data.
Questi affreschi, se visti da vicino durante il percorso della salita alla cupola, mostrano le deformazioni prospettiche e di colore usate per ottimizzare la veduta dal basso. La tecnica usata è mista: affresco per il Vasari, tecniche a secco per lo Zuccari, che qui ha eseguito il suo capolavoro. All'interno della cupola corrono due giri di ballatoi, oltre a quello che percorre le tribune, proveniente dalla navata.



Astronomia in Cattedrale

La cupola del Brunelleschi ospita anche uno strumento astronomico per lo studio del sole, rappresentato dal Grande Gnomone creato da Paolo Toscanelli. Più di uno gnomone vero e proprio, inteso come asta che proietta un'ombra su una zona illuminata, si tratta di un foro gnomonico presente sulla lanterna ad un'altezza di 90 metri, che dà una proiezione del sole su una superficie in ombra, in questo caso il pavimento della cattedrale.
Studiando il rapporto tra altezza e diametro del foro si ottenne una vera a propria immagine solare stenopeica, capace di mostrare anche le macchie solari o l'avanzare delle eclissi in corso, oppure il raro passaggio di Venere tra il sole e la terra. L'utilizzo più importante dello gnomone al tempo della sua creazione fu quello di stabilire il solstizio esatto, cioè la massima altezza del sole nel cielo a mezzogiorno durante l'anno e, quindi, la durata dell'anno stesso, osservazioni che porteranno insieme ad altre analoghe rilevazioni, come quella del 1510 ricordata da un disco di marmo nel pavimento della cappella Della Croce nell'abside destra della cattedrale, a convincere papa Gregorio XIII circa la necessità di riformare il calendario, allineando la data solare con quella ufficiale e creando il calendario gregoriano (1582).
Nei secoli successivi, lo strumento ebbe modo anche di essere usato per indagini più ambiziose, come quella promossa dall'astronomo della corte granducale Leonardo Ximenes nel 1754, che si propose di studiare se l'inclinazione dell'asse terrestre variasse nel corso del tempo, una questione molto dibattuta dagli astronomi del tempo. Le sue osservazioni, confrontate con quelle del 1510 furono incoraggianti e, ripetute per più anni, gli permisero di calcolare un valore dell'oscillazione terrestre congruente con quello odierno. Fu lui che tracciò la linea meridiana in bronzo sul pavimento della stessa Cappella dove è presente il disco di Toscanelli. Pochi decenni dopo, però, lo gnomone di Santa Maria del Fiore divenne obsoleto sia per la scoperta di nuove strumentazioni che permettevano osservazioni più precise, con un ingombro ridotto a pochi metri, sia perché ci si accorse che le misurazioni erano influenzate dai piccoli movimenti della cupola dovuti alla temperatura esterna.


La rievocazione di tali osservazioni ha un carattere prettamente storico e spettacolare, ed ha luogo ogni anno il 21 giugno alle 12.00 ora solare (le 13.00 da quando è in vigore l'ora legale).

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