La
celebre cupola
di Brunelleschi costituisce
la copertura della crociera
del
Duomo
di Firenze;
era la cupola più grande del mondo e rimane tuttora la più grande
cupola
in
muratura mai costruita (diametro della cupola interna: 45 metri,
quello dell’esterna: 54).
Dal
punto di vista architettonico la costruzione della Cupola di Santa
Maria del Fiore rappresenta l'evento che segnò l'inizio del
Rinascimento!
La
sua grandezza impedì il tradizionale metodo costruttivo mediante
l'ausilio di cèntine*,
facendo sì che venissero formulate molte ipotesi sulla tecnica
costruttiva impiegata.
Era
rimasta nella cattedrale una grande cavità larga 43 metri e posta su
un tamburo ad un'altezza di circa 60 metri (dimensioni ben maggiori a
quelle originariamente progettate!) della cui copertura nessuno, fino
ad allora, si era ancora posto il problema di trovare una soluzione
concreta, sebbene per tutto la seconda metà del Trecento si fosse
sviluppato un appassionato dibattito.
Il
tamburo di forma ottagonale era il principale ostacolo all'erezione
della cupola
Nel
1418
fu
indetto un concorso pubblico per la progettazione della cupola, o
anche solo di macchine atte al sollevamento di pesi alle altezze mai
raggiunte prima da una costruzione a volta,
cui parteciparono numerosi concorrenti.
Il concorso, generalmente
considerato come l'inizio dei lavori alla cupola, non ebbe alcun
vincitore ufficiale: il cospicuo premio messo in palio non fu infatti
assegnato. Si misero tuttavia in luce due artisti emergenti che si
erano già scontrati nel concorso
per la porta nord del battistero del
1401:
Filippo
Brunelleschi e
Lorenzo
Ghiberti.
Brunelleschi,
pare suggerire la favola, era maestro nel far credere una cosa per
un'altra (non per niente Brunelleschi è il padre della prospettiva,
che è una rappresentazione illusionistica di
una realtà tridimensionale
con mezzi bidimensionali).
Orbene,
Filippo con la sua cupola sembra abbia giocato a noi una burla di
questo genere, infatti dopo anni di dibattiti su quale fosse il
"magico artificio" che aveva permesso il risultato che è
davanti a tutti, non si era andati avanti di un passo.
La
cupola ottagonale a facce piane, da costruirsi senza centine e con le
malte a lenta presa dell'epoca non
poteva reggersi.
L'uso
dell'orditura a spina
di pesce dei
mattoni, visibile a tutti nei corridoi dell'intercapedine fra le due
cupole, era indicata generalmente come una componente del "segreto"
ma senza che se ne comprendesse la reale funzione.
Il
Brunelleschi
decise di alzare la cupola senza armature,
equilibrandola con una doppia calotta, una collegata all’altra,
mediante un’ossatura verticale e orizzontale e ricorrendo anche a
vari accorgimenti per esempio i mattoni disposti a spina di pesce.
Alla
cupola interna è affidato il compito di reggere quella esterna, alla
quale fornisce anche appoggi intermedi.
All’ossatura
a otto costoloni continuano otto archi rampanti intervallati da otto
finestroni, su di questi si erige una guglia e infine troviamo una
palla non più del Verrocchio ma sostituita con una più grande
perché quella precedente venne abbattuta da fulmini nel temporale
del 1601.
Nel
1428, infine, realizzò le quattro tribune morte semicircolari nei
lati del tamburo che illumina l’interno mediante finestre.
Orari di apertura
Lunedì-Venerdì
8:30 – 18:20
Chiusura: venerdì santo, Pasqua
La
decorazione interna della cupola
Inizialmente
la cupola sarebbe dovuta essere decorata da mosaici dorati, per
riflettere al massimo la luce proveniente dalle finestre del tamburo,
come suggerito dal Brunelleschi. La sua morte mise da parte questo
costoso progetto e si provvide semplicemente a intonacare in bianco
l'interno.
Il
Granduca Cosimo
I de' Medici scelse
il
tema del Giudizio
Universale per
affrescare l'enorme calotta, e affidò il compito
a Giorgio
Vasari,
affiancato
da don Vincenzo Borghini per la scelta del tema iconografico. I
contenuti da seguire erano quelli emersi dal Concilio di Trento, che
aveva revisionato la dottrina cattolica medievale ordinandola in una
sistemazione chiara.
La
cupola è così divisa in sei registri e 8 spicchi.
Ogni spicchio comprende dall'alto verso il basso, a partire
dalla finta lanterna centrale circondata dai 24 vegliardi
dell'Apocalisse (tre in ogi spicchio), quattro scene:
- un coro angelico con strumenti della Passione ( 2° registro);
- una categoria di Santi ed Eletti (3°registro);
- una triade di personificazioni, raffiguranti un Dono dello Spirito Santo, le sette virtù, e le sette beatitudini;
- una regione dell'Inferno dominata da un Peccato capitale.
Sullo spicchio est, quello di fronte alla navata centrale, i quattro registri diventano tre per far posto al grande Cristo in Gloria fra la Madonna e San Giovanni che poggia sulle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità) seguite in basso da figure allegoriche del Tempo (personaggio con la clessidra, e due bambini che rappresentano la natura e le stagioni) e della Chiesa trionfante.
Il
27 giugno 1574 Vasari però moriva, dopo aver realizzato solo un
terzo dell'opera e fece in tempo solo a disegnare il cerchio dei
Ventiquattro
anziani dell'Apocalisse più
vicino alla lanterna.
I
lavori furono quindi assunti da Federico
Zuccari.
Alla maestosa figura del Cristo, visibile dall'interno della chiesa,
fa da contrappunto la scena infernale con Satana
nella
superficie opposta; altre porzioni rappresentano Coro
di angeli,
Cristo,
Maria e i santi,
le Virtù,
i doni dello Spirito
Santo e
le Beatitudini;
nella parte inferiore l'Inferno
e i sette vizi capitali.
Zuccari abbandonò la pittura vasariana "a fresco" per
lavorare col metodo "a secco" (più semplice ma più
facilmente deperibile) e mutò i tipi fisici dei personaggi, i
costumi, il linguaggio stilistico e la gamma pittorica. Negli Eletti
raffigurò una viva galleria di personaggi contemporanei: i
committenti medicei, l'Imperatore, il re di Francia, Vasari,
Borghini, Giambologna e altri artisti, e perfino se stesso e molti
suoi parenti e amici e mise anche la sua firma con la data.
Questi
affreschi, se visti da vicino durante il percorso della salita alla
cupola, mostrano le deformazioni prospettiche e di colore usate per
ottimizzare la veduta dal basso. La tecnica usata è mista: affresco
per il Vasari, tecniche a secco per lo Zuccari, che qui ha eseguito
il suo capolavoro. All'interno della cupola corrono due giri di
ballatoi, oltre a quello che percorre le tribune, proveniente dalla
navata.
Astronomia
in Cattedrale
La
cupola del Brunelleschi ospita anche uno strumento astronomico per
lo studio del sole,
rappresentato dal Grande Gnomone
creato
da Paolo
Toscanelli.
Più di uno gnomone vero e proprio, inteso come asta che proietta
un'ombra su una zona illuminata, si tratta di un foro gnomonico
presente sulla lanterna ad un'altezza di 90 metri, che dà una
proiezione del sole su una superficie in ombra, in questo caso il
pavimento della cattedrale.
Studiando
il rapporto tra altezza e diametro del foro si ottenne una vera a
propria immagine solare stenopeica,
capace di mostrare anche le macchie
solari o
l'avanzare delle eclissi in corso, oppure il raro passaggio di Venere
tra
il sole e la terra.
L'utilizzo più importante
dello gnomone al tempo della sua creazione fu quello di stabilire il
solstizio
esatto,
cioè la massima altezza del sole nel cielo a mezzogiorno durante
l'anno e, quindi, la durata dell'anno stesso, osservazioni che
porteranno insieme ad altre analoghe rilevazioni, come quella del
1510
ricordata
da un disco di marmo nel pavimento della cappella Della Croce
nell'abside destra della cattedrale, a convincere papa
Gregorio XIII circa
la necessità di riformare il calendario, allineando la data solare
con quella ufficiale e creando il calendario
gregoriano (1582).
Nei
secoli successivi, lo strumento ebbe modo anche di essere usato per
indagini più ambiziose, come quella promossa dall'astronomo della
corte granducale Leonardo
Ximenes nel
1754,
che si propose di studiare se l'inclinazione dell'asse terrestre
variasse nel corso del tempo, una questione molto dibattuta dagli
astronomi del tempo. Le sue osservazioni, confrontate con quelle
del 1510 furono
incoraggianti e, ripetute per più anni, gli permisero di calcolare
un valore dell'oscillazione
terrestre congruente
con quello odierno. Fu lui che tracciò la linea meridiana in bronzo
sul pavimento della stessa Cappella dove è presente il disco di
Toscanelli. Pochi decenni dopo,
però, lo gnomone di Santa Maria del Fiore divenne obsoleto sia per
la scoperta di nuove strumentazioni che permettevano osservazioni più
precise, con un ingombro ridotto a pochi metri, sia perché ci si
accorse che le misurazioni erano influenzate dai piccoli movimenti
della cupola dovuti alla temperatura esterna.
La
rievocazione di tali osservazioni ha un carattere prettamente storico
e spettacolare, ed ha luogo ogni anno il 21 giugno alle 12.00 ora
solare (le 13.00 da quando è in vigore l'ora legale).
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