Questa
nota cerimonia risale addirittura ai lontani tempi della prima
crociata,
indetta per liberare il Santo Sepolcro dalle mani degli infedeli.
Nel 1097,
al comando di Goffredo
di Buglione,
Duca della bassa Lorena, i crociati, partirono per la Palestina e
nell’estate del 1099 posero
l’assedio alla città di Gerusalemme che
espugnarono il 15
luglio.
Secondo
la tradizione fu il fiorentino Pazzino
de' Pazzi a
salire per primo sulle mura della città santa dove pose l’insegna
bianca e vermiglia. Per questo atto di valore, Goffredo
di Buglione gli
donò tre schegge del Santo Sepolcro.
Rientrato
a Firenze il 16
luglio 1101,
il valoroso capitano fu festeggiatissimo ed accolto con solenni
onori. Le tre pietre rimasero inizialmente conservate nel Palazzo
dei Pazzi e
quindi consegnate alla Chiesa
di Santa Maria Sopra a Porta in Mercato Nuovo,
poi ampliata e rinominata come chiesa di San Biagio fino a quando,
nel 1785,
questa fu soppressa. Dal 27
maggio di
quell’anno le sacre reliquie vennero definitivamente trasferite
nella vicina Chiesa
di Santi Apostoli dove
tuttora sono gelosamente conservate.
Gli
storici ci hanno tramandato che dopo la liberazione di Gerusalemme,
nel giorno del Sabato Santo, i crociati si radunarono nella Chiesa
della Resurrezionee,
in devota preghiera, consegnarono a tutti il fuoco benedetto come
simbolo di purificazione. A questa cerimonia risale l'usanza pasquale
di distribuire il fuoco santo al popolo fiorentino. Difatti, dopo il
ritorno di Pazzino, ogni Sabato Santo, i giovani di tutte le famiglie
usavano recarsi nella cattedrale dove, al fuoco benedetto che ardeva,
accendevano rispettivamente una fecellina (piccola torcia) per poi
andare, in processione cantando laudi, per la città a portare la
fiamma purificatrice in ogni focolare domestico. Il fuoco santo
veniva acceso proprio con le scintille sprigionate dallo sfregamento
delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.
Con
l'andar del tempo lo svolgimento della festa divenne sempre più
articolato per cui venne introdotto l’uso di trasportare il fuoco
santo con un carro dove, su un tripode, ardevano i carboni infuocati.
Non si conosce quando, in sostituzione del tripode, si usarono i
fuochi artificiali per lo "scoppio del carro" ma si ritiene
che ciò risalga alla fine del trecento.
Alla famiglia
Pazzi era
affidata l'organizzazione del carro e l'onere delle relative spese.
Il privilegio di questa antica famiglia cessò nel 1478,
per una provvisione della Repubblica che cacciò i Pazzi dalla città
a seguito della famosa congiura ordita da essi contro i Medici. I
cospiratori vennero uccisi e la Signoria, per cancellare tutto ciò
che era legato alla famiglia caduta in disgrazia, ordinò che non si
facesse più lo scoppio del carro mantenendo solo, per tradizione, la
distribuzione al popolo del fuoco benedetto, che doveva avvenire fra
il Battistero e la Cattedrale.
I
fiorentini, però, non gradirono l’abolizione spettacolare dello
"scoppio" e cercarono con tutti i mezzi di far revocare la
provvisione del governo della Repubblica, e ciò non tanto per
rispetto verso la famiglia Pazzi ma perché non volevano che
l’offerta del fuoco pasquale ritornasse ad essere effettuata alla
maniera semplice usata anticamente, senza più la caratteristica e
fragorosa cerimonia oramai divenuta una consuetudine. Pertanto la
Signoria ordinò ai Consoli dell’Arte Maggiore di Calimala,
amministratori del Battistero
di San Giovanni,
di provvedere ai futuri festeggiamenti così come si usava fare prima
della congiura.
Nel 1494,
scossa dalla predicazione di morale cristiana del frate
domenicano Girolamo
Savonarola,
la città cacciò i Medici e un’altra provvisione governativa
restituì alla famiglia de’ Pazzi i suoi antichi diritti e
privilegi, compreso quello dell’organizzazione del carro del Sabato
Santo.
Questo
carro era inizialmente molto più semplice di quello attuale, ed a
causa delle deflagrazioni e delle vampate che sopportava ogni anno, a
cerimonia avvenuta, doveva essere quasi del tutto ripristinato. Parve
quindi giusto ai Pazzi allestirne uno molto più solido ed imponente
che dovesse durare per sempre. Fu, dunque, costruito il grande carro
del tipo "trionfale" a tre ripiani, che da secoli, se pur
più volte restaurato, gode ottima salute.
I
fuochi di questo carro vengono incendiati da una colomba, o come si
dice a Firenze dalla "colombina", la quale altro non è che
un razzo dalle sembianze di un bianco piccione.
Se
la cerimonia religiosa ha conservato nel tempo quasi immutato il
medesimo rituale, l’orario dello scoppio è stato, viceversa, più
volte variato. Attualmente nella mattina di Pasqua,
scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del calcio
storico fiorentino,
il carro del fuoco pasquale, detto affettuosamente dai fiorentini
"Brindellone".
Il
carro si muove dal piazzale di Porta
al Prato,
trainato da due paia di candidi bovi infiorati ed arriva al solito
posto, in piazza del Duomo, fra il Battistero e
la Cattedrale.
I bovi vengono prontamente staccati ed un più moderno filo di ferro,
che sostituisce la corda sugnata, viene teso a circa sette metri di
altezza, da una colonna di legno, posta per l’occasione al centro
del coro, fino a giungere al carro.
Mentre
si procede a questa sistemazione, dalla Chiesa
di Santi Apostoli,
nella piazzetta
del Limbo,
ha principio il corteo-processione preceduto dal gonfalone di
Firenze e dalla bandiera della famiglia Pazzi, con sacerdoti ed
autorità, diretto al Battistero dove incominciano le funzioni
religiose. Quindi il corteo si trasferisce in Duomo e,
alle ore undici, al canto del Gloria
in excelsis Deo,
viene dato fuoco alla miccia della colombina che, sibilando, va ad
incendiare i mortaretti ed i fuochi d’artificio sapientemente
disposti sul Brindellone; una volta incendiati gli artifici, la
colombina deve tornare indietro all'Altare Maggiore, da dov'è
partita, ripercorrendo da sola il percorso di andata, altrimenti il
raccolto dell'anno non avrà buoni auspici. L'ultima volta che la
colombina fallì tale "missione" fu il 1966, e a novembre,
infatti, ci fu l'alluvione.
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